Quelle come me. Il carattere e il centometrista.

Pubblicato il 2 Giugno 2014

Quelle come me. Il carattere e il centometrista.

Come lo scatto del centometrista in vista del traguardo. Così, spesso, le risposte arrivano alla mia bocca partendo dalle sinapsi, che io chiamo, cieche.

Senza attesa. Clic. E arriva la risposta ad una sollecitazione. Anche la più idiota.

E..ma stavolta no.

Mario mi fa una domanda e la risposta non arriva.

E non arriva perché lui ha già calato il jolly, dando origine al punto vincente.

"Ma hai poi incontrato qualcuno che si occupasse di te? Che si prendesse cura di te?"

"No..."

Giuro. Io stavo per finire la frase. Invece:

"E certo! Con quel carattere che hai!"

Ehhh??? Di qualcosa...Maledizione, parla..parlaaa!!

"Sai, Mario, la differenza tra me, quelle come me, e le altre donne dove sta? Sta proprio nell'averlo, il carattere."

Questo è tutto quello che sono riuscita a dire prima che cadesse la linea.

Dev'essere una app free di quel merdosissimo iPhone che, tutti gli estimatori di finte amebe, usano e probabilmente si chiama: "salva il padrone prima dello schiaffone", a far cadere la linea opportunamente e con tempi e precisione maledettamente chirurgici.

Si Mario. Io ce l'ho un carattere. Quello che mi ha tirato fuori dai guai da quando tutti gli uomini che avrebbero dovuto e potuto starmi accanto per amore spergiurato, non l'hanno fatto. A partire da mio padre. E quando capisci che se tuo padre riesce a lasciarti davanti ad un ostacolo, incapace di saltare, dicendoti solo "ciao", tu salti e non ti volti più.

Come viene viene. Ti rompi una gamba e non chiedi aiuto. E', quello, il momento in cui capisci che sarà sempre così.

E' stato da quel preciso momento che non ho più chiesto aiuto.

Potrei elencare un discreto numero di elementi di simile levatura. Ma la decenza me lo impedisce.

Ho imparato a bastare a me stessa e a contare su quello che ho.

Ho imparato che se proprio devo soffrire, devo farlo in silenzio e in modo discreto. Perché la debolezza non è apprezzata. Almeno non in quelle di carattere.

Perché solo quelle apparentemente fragili, (o forse sono le vostre atrofiche palline ad essere fragili, come animaletti di swarosky...) hanno lacrime salate che il solo vedere scorrere procura dolore e, per questo, quelle apparentemente fragili, vanno consolate. Preziose le loro lacrime.

Quelle come me non piangono.

Quelle come me, si alzano e vanno avanti. Tutti i giorni. Sempre. Per sempre. Vanno dal meccanico da sole, che se ci dice culo ne troviamo pure uno onesto, pagano le bollette da sole, fanno la spesa da sole, anche col mal di schiena che ho io in questo momento, decidono per i figli. Da sole. Senza lagne.

A volte incontrano amici e sono brillanti, vitali, simpatiche, ironiche. Io e milioni di altre come me. Ti potrei fare una lista lunga come da qui alla luna e ritorno, di donne che col sorriso creano un attimo di magica sospensione. Ma non ti basterebbe. Perché agli uomini resta impresso quel carattere che ho. Perché è più facile giustificare la propria incapacità se nell'altro individui un difetto. Il difetto.

E si Mario. Non ho trovato qualcuno che si occupasse di me. Perché la verità è che io non voglio qualcuno che si occupi di me. Non voglio un padre. Quello l'ho avuto ed ha usato male la sua chance. Io voglio un uomo. Che viva e cammini insieme a me per un po'.

E, in tutta franchezza, mica t' ho detto che non ce l'ho.

Scritto da Tiziana d'Errico

Con tag #donne, #carattere, #uomini

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