Outside of the internet there is no glory.

Pubblicato il 11 Dicembre 2012

Outside of the internet there is no glory.

Ho cominciato la mia giornata con una corsa in auto. Non dovrei dirlo per evitare di essere segnalata alla Polizia stradale... Avevo però l'urgenza di concentrare i sensi su varie riflessioni e delusioni. Il mare e le corse in auto mi aiutano. Alla radio uno dei pezzi che ha segnato la mia adolescenza. Gli U2 e "New year's day".

Mi capita, sempre più spesso, di leggere cure contro il male del secolo.

State pensando al cancro? Sbagliate...La cura di cui parlo è contro il male che imperversa in internet e nei social network. Il male si chiama presenzialismo. Una sorta di "Hey mi vedi? Sono qui", che ha per protagonisti tuttologi della rete che sportivamente si sperticano in critiche e promozioni della qualunque.

Mentre leggo vari post in cui, questi argomenti vengono trattati in maniera stilisticamente differente, giungendo però più o meno alle medesime conclusioni (confusione delle specificità tra i diversi social network, imbarbarimento del linguaggio e perdita dell'iniziale scopo per cui essi sono stati pensati), mi pare evidente una cosa che mi fa tornare all'adolescenza. Ora forse appare più chiaro il collegamento con gli U2, New Year's day e il 1983?

No? Spiego.

Quando ero ragazzina (eviterei francamente di sottolineare quanti anni fa...) uscire significava andare in centro. Nella mia piccola città c'erano varie zone dove potevi trovare il tuo spazio. A seconda della scuola che frequentavi, della musica, anche del ceto sociale, ti ritrovavi con gli amici e ampliavi le tue conoscenze (stringevi relazioni ovvero facevi rete...) stazionando in un posto ben determinato. Se frequentavi il liceo il tuo posto era su un lato del corso. Se frequentavi un istituto tecnico stavi sul lato opposto. Una distinzione che sembra poca cosa ma che in realtà non lo è. Non erano fazioni. Era solo necessario distinguersi per interessi, amicizie, sport, musica. Era la piazza, il posto in cui o ti integravi oppure eri tagliato fuori. Ti incontravi o ti scontravi. E se ti scontravi eri tagliato fuori. La forza, l'elezione a leader era di quelli che, sebbene esclusi, riuscivano a raccogliere interesse intorno a se motivando altri a spostarsi. A cambiare zona. Insomma un continuo fluire. Un continuo muoversi in funzione delle istanze, degli stili, delle scelte musicali, delle scelte politiche, delle scelte sportive.

La mia riflessione si conclude con una considerazione: l'internet, i social network sono "la piazza". Hanno le stesse caratteristiche evolutive. Amplificate a livello mondiale. Sia per gli aspetti positivi: mettono in relazione le persone e i luoghi, consentendo il contatto, seppur effimero perché digitale e non di pelle (che poi è quello che io amo). Sia per gli aspetti negativi: partecipare ad una discussione su fbook è come finire su un ring in un incontro all'ultimo sangue. Ridicolo vedere spuntare faccine sorridenti alla fine di thread lunghissimi in cui gli unici assenti siano arco e frecce avvelenate.

Dopo l'iniziale curiosità verso questi nuovi strumenti di aggregazione (?) sociale, molti hanno percepito la possibilità di attuare una "mission" divulgando sapere e pensiero. Altri, la maggior parte, hanno semplicemente vissuto il fenomeno per il fenomeno. Un modo cioè per incontrare l'altro, per giocare, per non sentirsi soli...come in un bar dove puoi pure non offrire caffè. Così, raccontare a tutti postando foto instagrammate, che sei stato alla "Pizzeria da Rosa" anziché telefonare ad un amico diviene norma. Così puoi raccontare a tutti che l'Inter ti fa schifo cercando la rissa, come fossi allo stadio davanti a un'orda di tifosi senza il rischio di beccarti un occhio nero...Peccato che quando lo fai nell'internet è come lo facessi parlando ad un megafono nell'androne di un palazzo.

In breve: non sono i social network che autonomamente si imbarbariscono. Siamo noi che spostiamo le nostre nevrosi, le nostre idiosincrasie, antipatie, rabbie, amori, dalla piazza...alla rete. Esse sono solo il riflesso di ciò che ci capita di vivere allo sportello della banca, in fila alle poste, al check-in in aeroporto. Non sono internet e i social network, il male. Lo è l'utilizzo ineducato, insano e poco consapevole di uno strumento che ha in se pregi e difetti. Strumento tanto potente quanto dirompente, soprattutto in quanto a difetti.

La diffusione a macchia d'olio dei social network è fatto democratico però di difficile controllo. Ce lo siamo detto mila volte. Ma…Si può fermare il vento? No. Si può scegliere se chiudersi in casa e guardarlo soffiare da dietro i vetri, oppure imparare a conoscerlo e usarlo senza diventarne...vittime.

In merito agli ex osannatori del web (in gergo influencers)..quelli parlano tra loro, raccolgono proseliti e cercano di indirizzare le masse “incolte” che poi, prontamente, sdegneranno. Io di mio, osservo. Come quando guardo un film alla TV che so già come finirà.

Scritto da Tiziana d'Errico

Con tag #internet, #socialnetwork, #U2, #NewYear'sday, #influencer, #farerete

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